Tecnica di ricostruzione all’avanguardia, l’innesto osseo permette anche ai pazienti che soffrono di malattia parodontale oppure hanno una consistenza dell’osso mascellare o mandibolare compromessa, di sottoporsi a un impianto dentale con ottime prospettive di successo. Molto spesso sono proprio i problemi che interessano l’osso mandibolare o quello mascellare a impedire ai pazienti di poter sopperire alla mancanza di denti naturali con l’implantologia dentale, ma oggi, grazie a questa tecnica, si possono ottenere risultati sorprendenti anche in una bocca “compromessa”.
Cos’è l’innesto dentale per la rigenerazione ossea
Un impianto dentale necessita di una sufficiente quantità di osso mandibolare o mascellare, per potersi integrare perfettamente e garantire un adeguato supporto alla protesi fissa. Cosa accade quando la densità ossea non è sufficiente?
In questi casi si ricorre all’innesto osseo dentale, che garantisce un adeguato supporto all’impianto dentale senza alterare la fisionomia del volto.
Le più moderne tecnologie digitali permettono di fare una diagnosi preliminare, al fine di valutare lo stato di conservazione della struttura ossea che dovrà ospitare i perni dell’impianto, così da consentire al medico dentista di valutare tra le diverse soluzioni a disposizione per restituire al paziente un bel sorriso quella migliore.
Quando è necessario ricorrere alla rigenerazione ossea dentale
Sappiamo tutti che le ossa sono in grado di rigenerarsi da sole. Tuttavia non sempre il processo rigenerativo può essere svolto dall’organismo da solo. In questi casi può essere necessario prevedere un supporto per indirizzare al meglio questo processo.
Il classico caso nel quale può essere richiesta la ricostituzione ossea dentale è quello di un dente gravemente compromesso, rimasto in bocca troppo a lungo, o di un dente estratto o caduto e non sostituito. Quando il paziente ritarda l’estrazione di un dente irrecuperabile, il danno può espandersi alle ossa circostanti, così come un dente caduto e non “sostituito” da protesi fissa (o la scelta di portare troppo a lungo una protesi mobile) può causare l’atrofia con conseguente perdita di volume dell’osso sul quale poggiava. In entrambi i casi si avrà necessità di provvedere all’inserimento di una protesi, non prima però di aver provveduto ad aumentare altezza e densità dell’osso.
Come avviene l’innesto osseo dentale
Il primo passaggio per l’innesto osseo consiste nella valutazione da parte dello specialista delle condizioni del paziente. Solo dopo essersi accertato che non soffra di particolari patologie che potrebbero inficiare il successo del trattamento di implantologia dentale, il medico procederà a programmare la ricostruzione dell’osso, volta a dare al paziente una nuova protesi fissa.
L’innesto osseo può avvenire in tre diversi modi:
- autologo, quando l’osso viene prelevato direttamente al paziente da altre parti del corpo (in genere anca o mento)
- eterologo, quando l’osso proviene da un animale (solitamente suini o bovini deproteneizzati)
- omologo, quando l’osso proviene da un altro essere umano
Una volta inserito l’osso supplementare nella bocca del paziente, è necessario attendere i tempi necessari per la rigenerazione del tessuto. I tempi possono variare da paziente a paziente, ma in genere occorrono circa 4/6 mesi.
L’intervento non è affatto doloroso, e viene svolto in anestesia locale.

Cosa fare dopo un innesto osseo dentale?
Nel decorso post-operatorio il paziente dovrebbe evitare di assumere bevande calde e adottare una dieta semiliquida. I medici consigliano inoltre di limitare l’uso di caffè, alcool e sigarette, e di curare attentamente l’igiene orale, mantenendo sempre puliti i denti con l’aiuto di uno spazzolino a setole morbide.
Un po’ di gonfiore e fastidio in bocca è inevitabile nei primi giorni dopo l’intervento, ma la situazione sarà facilmente gestibile grazie ad antidolorifici e antiinfiammatori che lo specialista prescriverà al paziente.
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